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AL – Carta 1C – Il difetto fatale

Il difetto fatale in Your Change® Canvas

Il difetto fatale con coordinata 1C, si trova sulla linea esistenziale/emozionale del Canvas.  E’ una carta che non prevede partecipazione di responsabilità o deleghe ad altri nel creare il senso del cambiamento.

Come abbiamo visto nelle puntate precedenti, la chiamata all’azione è il momento nel quale si accetta una responsabilità, che spesso è oggettivamente più grande di quanto si è realmente in grado di sopportare e gestire.
Dalla carta della linea narrativa tecnica, abbiamo appreso che si può accettare la responsabilità in nome di metriche di business. Queste indicano la necessità inequivocabile di partire, come se non dipendesse dal leader lo scenario futuro ma da quei numeri che hanno dato il via al cambiamento.
Dalla carta della linea narrativa relazionale – invece – sappiamo che si può accettare la chiamata all’azione, perché è la squadra a chiederlo al leader. La squadra condivide la responsabilità riorganizzativa e spesso diventa la maggiore costruttrice di senso.
Chi sceglie la carta del difetto fatale sta per prendersi la piena responsabilità di quanto accadrà, e lo fa non in nome della sua forza ma della sua debolezza.
Tre possono essere gli scenari che si generano:
  • Può essere un imprenditore, il cui fatal flaw risiede nell’avere lavorato così tanto da non aver mai potuto studiare come si gestisce veramente un’azienda. Questo può generare in lui una tale energia di riscatto, che lo induce a prendere decisioni importanti d’impeto, caricandosi il peso del destino di quella piccola comunità formata dalle persone dell’azienda.
  • Può essere un consulente, che non ha mai realmente lavorato all’interno di un azienda, ma che pretende di insegnare alle persone come comportarsi. E’ stimolato da un continuo ed incessante bisogno di studiare modelli di gestione, che permettano di lavorare in modo migliore.
  • Può essere un manager assorbito giorno e notte in un progetto che però non sarà mai veramente suo. Un atto mercenario che procura tormento ma che riconosce essere l’unico possibile per dare sfogo alla propria energia intellettuale.

Il caso

Nell’esperienza sul campo è quasi sempre l’imprenditore a scegliere questa carta tra le tre opzioni primarie della chiamata all’azione.
Così è successo in un incarico assegnatomi di temporary management per un’importante gruppo industriale. Mi sono trovato di fronte una straordinaria imprenditrice di nemmeno 30 anni, a capo di un gruppo da quasi 100 milioni di euro. Il fondatore si era prematuramente ammalato consegnando a lei, sua unica figlia, la gestione dell’intera azienda.
Gli studi in una prestigiosa Università ne avevano potenziato la non comune lucidità intellettuale e il processo decisionale con cui gestiva l’azienda era risoluto e tempestivo.
Mancando di condivisione, le sue decisioni erano viziate dal suo unico punto di vista, il quale era purtroppo limitato dalla scarsa esperienza e dal limitato numero di anni di effettiva vita in azienda.
Questo aveva generato un’atmosfera di scetticismo sulla sua effettiva capacità di management al posto del padre. Non c’erano motivi economici a giustificare la mia chiamata e non c’era una squadra a chiederle di farlo.
La sua decisione di cercare un temporary manager al fine di imparare come gestire un gruppo industriale era stata presa in nome della terza carta, quella più profonda, il suo difetto fatale, del quale era consapevole di doversi liberare al più presto. Senza esitazione l’ha affrontato apertamente.
E’ bastato meno di un anno, perché lei assorbisse tutto quelle che le necessitava per poter riprendere in mano l’azienda e guidare il suo gruppo di manager, i quali da scettici sono diventati grandi ammiratori del suo coraggio e della sua crescita sia umana che professionale.

Ma quale è l’insegnamento appreso?

Lo si ritrova nel retro della carta:

Spinge maggiormente all’azione la consapevolezza della propria forza o dei propri limiti?

I limiti spesso sono un motore più potente per avviare un cambiamento, perché – superandoli – si intravvedono le potenzialità di creazione che essi celano.

Testi e Voce narrante – Alessandro Lotto

Testo originale sigla – produzione – montaggio – redazione a cura di Storybizz

Jingle inziale – Andrea Usai – Wogiagia

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